Dramma in cinque atti, in versi e in prosa, di W.
Shakespeare, composto nel 1611-12. Lo spunto per la vicenda pare sia stato
suggerito all'autore da un resoconto di viaggio: un gruppo di marinai inglesi,
in rotta verso la Virginia, naufragarono nell'arcipelago delle Bermuda, dove
rimasero dieci mesi, popolando con la fantasia, quel luogo ignoto e misterioso,
di spiriti e demoni. Shakespeare partì da questo episodio reale, per
mettere in scena la storia di Prospero, figura di filosofo e mago, dominatore
degli spiriti buoni e cattivi, guida alla saggezza e alla serenità. La
storia ha inizio quando quest'uomo, duca di Milano, interessato più ai
libri che al ducato, viene spodestato dal fratello Antonio. Approdato su
un'isola con la figlia Miranda, conosce Calibano, mostro malvagio figlio di una
strega, e Ariele, dolce spirito celeste, riuscendo con i poteri magici di cui
dispone a rendere entrambi suoi sottoposti. Molti anni più tardi Prospero
provoca, con le sue arti, una tempesta e fa naufragare nei pressi dell'isola la
nave che trasporta Alonso, re di Napoli, suo figlio Ferdinando e Antonio,
fratello di Prospero. Secondo il disegno del mago, Ferdinando si innamora di
Miranda, mentre Antonio e Alonso, spaventati da Ariele, si pentono del male
fatto in precedenza a Prospero. Dopo il matrimonio di Ferdinando e Miranda,
Prospero perdona il fratello, che gli restituisce il ducato. Infine dopo aver
rinunciato ai poteri magici, il protagonista dona la libertà a Ariele e,
lasciato Calibano quale signore dell'isola, si imbarca per fare ritorno in
Italia. La
T., dramma senile di Shakespeare, è una delle opere
più significative del teatro dell'autore, testimonianza di un momento
eccezionalmente e originalmente creativo. La critica vi rintraccia alcuni nuclei
narrativi costanti nei lavori dell'ultimo periodo del drammaturgo inglese: il
naufragio, il riconoscimento e il ricongiungimento finale, il perdono. È
stato messo in risalto che lo svolgimento della vicenda verso la serenità
e l'eliminazione dei contrasti per mezzo della saggezza e del perdono sono
specchio del mutato atteggiamento di Shakespeare nei confronti della vita,
più distaccato nei confronti delle passioni e caratterizzato da nuove
certezze.